Scritto dalla Dottoressa Alessandra Ferrara
Articolo copiato dal sito www.ilCocker.net
La socializzazione dei cani inizia già nei cuccioli, rimanendo a contatto con la propria mamma e gli altri cani (sia cuccioli che adulti), imparando perciò le basi fondamentali del "galateo" dei cani. Successivamente prosegue avendo contatti con la sua nuova famiglia, quella umana, che avrà il compito di proseguire con il processo di educazione del cucciolo.
Ma cosa vuole dire "educare un cane"? L' Educazione e l' addestramento sono la stessa cosa?
LE DIFFERENZE TRA L' EDUCAZIONE E L' ADDESTRAMENTO!
Adesso, a confronto di 20 anni fa, la parola "addestramento" ha preso anche un secondo significato... peggiore: perché ricorda i domatori del circo, con le fruste in mano e i cerchi nell'altra. Invece l'addestramento è una cosa totalmente differente e si fa associata e rapportata con quella che viene detta educazione.
L'educazione per i cani è la somma dei meccanismi necessari per imparare ad usare un comportamento caratteriale canino una volta che diventerà adulto.
I cani tuttavia sono anche una reazione umana e devono perciò essere capaci di inserirsi nel mondo umano comprendendolo nel migliore dei modi, senza che gli si debba dare un compito particolare: vuole dire semplicemente di consentirgli di interpretare tutto quello che capita e di riuscire a controllare le sue reazioni in modo tale da farsi accettare. Questa spiegazione di educazione è simile a quella riferita ai bambini.
L'addestramento invece è riuscire a fare imparare ai cani certe capacità che per loro non significano nulla, dato che in un mondo solo canino sono inutili, ma si scoprono vantaggiose nella convivenza con gli uomini. Si parla perciò di un addestramento fondamentale, cioè l'insegnare a cani di ritornare al richiamo, a sedersi e a coricarsi, ma può divenire ancora più specifico per i cani da caccia, i cani guida o i cani usati per ricercare gli esplosivi.
Se si vuole proseguire con i significati si può ancora dire che "l'addestramento" corrisponde alla parte più intellettuale degli studi di un individuo e, successivamente, della vita professionale. Significa perciò acquisire quello che non è essenziale alla sopravvivenza in un habitat naturale.
CANE DOMINANTE?
Scooter, un cucciolo di Golden Retriever, venne soppresso all'età di quattro mesi per una diagnosi (sbagliata) di aggressività da dominanza da parte del addestratore che lo seguiva. In realtà Scooter era un cucciolo normale; come tutti i Golden Retriever lui aveva un'ossessione per gli oggetti. Quando Scooter giunse nella sua nuova casa, trotterellava in tutti i posti tenendo in bocca qualunque oggetto fosse riuscito a trovare. I padroni lo iscrissero ad un corso per cuccioli e domandarono al addestratore cosa avrebbero dovuto fare per contenere la sua tendenza a rubare qualsiasi oggetto.
Il consiglio del addestratore fu di agire come se fossero un branco di lupi. Cioè che il cucciolo andava preso per la collottola e poi si doveva avvicinare il viso al suo muso per poi gridargli "NO!" con voce minacciosa. Questo con l'intenzione di riuscire fare comprendere al cucciolo chi fosse il dominante, e che perciò lui non avrebbe dovuto rubare tutti gli oggetti.
I padroni, pur sconfortati adottarono questo metodo. All'inizio il cucciolo di Golden Retriever sembrava confuso e spaventato: tenendo il giocattolo in bocca scuotendosi quando la padrona lo prendeva per la collottola e lo scuoteva gridandogli "NO!" in faccia (sul muso). Scooter però non lo mollava il "suo" giocattolo, non riusciva mai a capire il nesso esistente tra quello e la reazione strana della sua padrona. Tutto quello che capiva invece era solamente che la sua padrona lo stava aggredendo, e perciò teneva serrati i muscoli e socchiudeva gli occhi cercando di assumere un atteggiamento che potesse calmarla. Ma dato che questo non significava anche "lasciare il giocattolo", la padrona continuava ad gridare sempre di più. Successivamente, Scooter iniziò anche a ringhiare quando la padrona lo scuoteva e poi lui si avventava appena lei si avvicinava ad un qualsiasi oggetto che lui voleva, anche se non lo stava tenendo necessariamente in bocca. Fa davvero impressione vedere delle reazioni del genere in un cucciolo di Golden Retriever così piccolo.
Scooter probabilmente era ossessionato troppo dagli oggetti; ed è anche vero che tanti cani non reagiscono con aggressività ai rimproveri e alle punizioni, ma i consigli violenti dati ai padroni hanno solo accentuato l'atteggiamento possessivo del cucciolo, che poi lo ha portato alla morte senza nemmeno rendersi conto (Patricia McConnel, 2003).
L'aspetto doloroso di questa vicenda è che il cucciolo a parte questo "difetto" era perfettamente equilibrato con gli altri cani e con i bambini, ed era bravissimo al corso di obbedienza: cani possessivi, ma con questo profilo in altri settori, hanno un ampio margine di recupero e riescono a imparare a restituire tutto quello che hanno in bocca senza riluttanza. E' più umano insegnare ai cani che otterranno qualcosa di eccezionale quando lasciano quello che hanno in bocca, in modo tale da fargli acconsentire serenamente lo scambio.
Dopo alcuni mesi di addestramento, usando il rinforzo positivo piuttosto che la violenza, praticamente tutti i cani lasceranno cadere quello che hanno in bocca, anche senza ricorrere all'uso del bocconcino.
IL PREMIO ED IL RINFORZO POSITIVO:
Che cosa sono, che significato hanno per il cane e come bisogna usarli nel modo giusto.
La utilità del premio in sé è molto elementare: cioè il far capire ai cani che siamo contenti di ciò che hanno fatto. E un sistema per dire bravo cane ad un cucciolo che fa i bisogni in strada invece che in casa oppure ad un cane dopo averglielo richiesto. Per gratificare un cane si usa il tono della voce, il contatto fisico, il cibo, e i giochi. Il premio è molto importante perché la successiva volta il cane rifarà quello stesso comportamento che è stato premiato. Ciò consente al cane di capire la differenza essenziale tra le azioni gradite e quelle no.
In quale momento il premio diventa rinforzo?
In realtà per incitare il cane a rifare un certo comportamento, lo scopo da raggiungere con il premio non è quello di far percepire al cane che siamo fieri di lui, bensì che mettere in atto quell'atteggiamento è in qualche modo vantaggioso. E qui si nota la differenza tra premio e rinforzo: il primo consiste in ciò che si dà al cane, il secondo è quello che il cane vuole ottenere. Deve quindi essere qualcosa che il cane gradisce ed è fondamentale che sia di suo piacimento. Offrire un bocconcino al cane e osservare che quest'ultimo lo respinge vuol dire che il cibo non è rinforzo. Offrire un bocconcino al cane e vedere che non rifà l' azione desiderata è rinforzo.
IL PRINCIPIO DI PREMACK PER L' EDUCAZIONE E L' ADDESTRAMENTO
David Premack , nel corso degli anni Sessanta ha effettuato degli studi sul condizionamento e sul rinforzo conducendo successivamente alcuni esperimenti. Uno di essi rappresenta una situazione nella quale ad un gruppo di bambini viene chiesta la preferenza tra due alternative: mangiare il dolce o giocare con la palla. Alcuni privilegiarono il dolce e altri il gioco. Il gruppo dei bambini fu poi suddiviso: la condizione del primo gruppo è quella di giocare a palla per ottenere il dolce mentre la condizione del secondo gruppo è il contrario. Se un bambino vuole giocare deve prima mangiare il dolce. Premack capì che solo nei bambini che prediligevano il dolce al gioco cresceva il ritmo del gioco stesso. E viceversa solo nei bambini che prediligevano il gioco con la palla aumentava il consumo di dolci. Perciò, i bambini, pur di giocare con la palla mangiavano più dolci.
Quest'esperimento ha spiegato come un comportamento può rinforzarne un altro.
In termini scientifici il principio di Premack sostiene che:
"un comportamento mostrato con maggiore frequenza tende a rafforzare comportamenti mostrati con minore frequenza o anche per ogni coppia di risposte, quella con più probabilità rinforzerà quella con meno probabilità."
Questo principio funziona anche al contrario: un comportamento con meno probabilità punisce un comportamento con meno probabilità.
Ma cosa vuol dire tutto ciò nella vita del cane, nell'educazione e nell'addestramento? Significa che noi non siamo costretti a fare uso di giochi o di cibo come rinforzo.
L' esempio è quello di un cane a cui viene fatta richiesta di sedersi per potergli agganciare il guinzaglio al collare. Il fatto di uscire dalla porta rinforzerà il gesto del sedersi.
Se un cane soffre l'automobile e dopo averlo richiamato gli si dice di salire nell'auto questo comportamento verrà punito, quindi salire in auto diverrà un comportamento meno possibile. Al contrario correre liberi al parco lo rinforza! Seguire un cane che tira al guinzaglio è un rinforzo, perché lui raggiunge quello che vuole (quindi andare dove vuole).
Un comportamento perciò è in grado rafforzare o punire il comportamento precedente: è importante saperlo perché nell'addestramento le compromissioni sono impressionanti.
EDUCAZIONE VUOLE DIRE IL RINFORZO GIUSTO AL MOMENTO GIUSTO
Anche se si è capito cosa differenzia il premio dal rinforzo, non è comunque semplice capire cosa vuole il cane. Un cane che in genere adora i formaggi può snobbarli totalmente se vede degli altri cani. Può piacergli tantissimo giocare con la pallina, ma con il caldo forse sceglie di rimanere disteso all'ombra. E'molto coccolone ed affettuoso, ma laddove riporta la pallina cerca di divincolarsi dal nostro abbraccio.
Saper usare correttamente il rinforzo positivo sottintende anche capire, in base alle situazioni, cosa voglia in quel momento il cane.
Una volta capito cosa vuole il cane lo si può sfruttare per far sì che ripeta un certo comportamento, rinforzando, appunto, al momento giusto: quindi quando il cane fa correttamente quello che vogliamo. Il cane si è seduto? Allora Carezza e bocconcino. Il cane tira al guinzaglio? Fermarsi. Smette di tirare? Ricominciare a camminare. Più si è precisi nel scegliere il rinforzo e nel scegliere il momento in cui si deve applicare, più sarà semplice per il cane capire che tutte e 2 le cose sono collegate.
LA PUNIZIONE FA PARTE DELL' EDUCAZIONE!
La punizione chiaramente serve ad istruire come bisogna comportarsi nel modo corretto, reprimendo i comportamenti scorretti. Forse un cane può adottare dei comportamenti che in un mondo canino potrebbero essere impeccabili, ma nel "nostro" mondo umano sono condannati. Per esempio... Un cane che salta contro ad una persona sta semplicemente salutando in modo specificamente canino: mette il suo muso addosso l'altra persona e la riempie di leccate. Questo comportamento è sbagliato e inoltre può essere anche pericoloso se il cane è di taglia grande e si appoggia ad un bambino o ad un anziano. Sgridare il cane è il modo più comune per far capire la diversità tra i comportamenti graditi da quelli non graditi. La questione è che quasi sempre il problema non si risolve nemmeno minimamente.
La punizione però ha un'utilità: l'effetto istantaneo è l'interruzione del comportamento non gradito. Il cane interrompe quello che stava facendo e adotta un atteggiamento di sottomissione. Però se noi stiamo credendo di insegnare al nostro cane quello che è giusto e quello che è sbagliato, per il cane, questa punizione è solamente una manifestazione della nostra superiorità su di lui, ma null'altro, perciò per escludere che nasca un conflitto, il cane assume un atteggiamento sottomesso. Quindi i soli risultati che sono certi della punizione sono spaventare e inibire il nostro cane.
Ma il cane non ha capito quello che è giusto fare e quello che non lo è. Quasi certamente non rifarà la stessa cosa in nostra presenza, ma la prima volta che non saremo presenti ci riproverà!
Con le punizioni il cane impara che a certe azioni corrispondono degli effetti spiacevoli, però si deve punire il cane esclusivamente nel istante preciso in cui sbaglia. In più, si deve dare anche un'alternativa al cane. Se quello che fa è sbagliato, che cosa allora gli è consentito di fare? Per esempio dare un osso di gomma da mordere al posto delle scarpe. Dare una punizione ad proprio cane quando c'è anche un'altra alternativa diventa solamente uno sfogo emotivo ed un sopruso.
Si deve anche tenere presente il fatto che, diversamente da noi umani, i cani non hanno la capacità di giudicare moralmente il proprio comportamento: per i cani il concetto giusto e sbagliato non esiste. Per i cani esistono solo 2 concetti chiave: cos'è vantaggioso e cos'è svantaggioso. Una punizione diventa proficua solamente se un comportamento diventa svantaggioso.
Ad esempio, un cane che ringhia viene sgridato. Ma la maggior parte delle volte l'esito è soltanto l'inibizione dei segnali di minaccia, correndo il rischio che il cane attacchi senza preavvisare o magari far crescere la situazione di stress del cane, con aggiunta di aggressività ed ansia. Piuttosto di dare una punizione si deve premiare un comportamento diverso.
Se un cane è aggressivo, gli si deve insegnare a rimanere più calmo e premiarlo per questo. La soluzione è nell'agire sulla causa e non sull'effetto, sfruttando la capacità di collaborare del cane.
LE DIVERSE SCUOLE DI PENSIERO PER L' EDUCAZIONE DEL CANE: GENTILE, DURA, MISTA
A. La scuola gentile.
La scuola gentile ha origine intorno al 19200 in Inghilterra e in America, grazie al ottimo successo ottenuto nelle gare di obbedienza e all'affermazione della nuova disciplina sportiva (agility dog), rivolte non solamente alle razze da utilità e difesa, ma anche a tutte le altre razze di cani, anche i cuccioli.
Queste nuove figure hanno fatto sì che cambiasse l'approccio dell'addestramento. L'obbiettivo non era più quello di ottenere dei buoni risultati a qualsiasi costo e il più velocemente possibile, ma la nuova idea era di addestrare il cane di casa, il cucciolo.
Allora furono sostituite le punizioni con i premi; l'apprendimento attraversa stadi differenti: la motivazione, il rinforzo, il condizionamento selettivo. Interagendo con l'uomo e con l'ambiente, i cani scelgono tutte le volte la risposta che gli è più favorevole.
La nuova filosofia lancia l'idea di dare il premio ad ogni comportamento corretto e di snobbare quello non gradito, perciò i cani impareranno a riconoscere e a favorire certi comportamenti collegandoli poi a dei comandi.
B. La scuola dura.
La filosofia della scuola dura è che i cani devono sempre obbedire. Sempre e in qualunque caso! I cani vengono puniti in continuazione se non eseguono l'esercizio richiesto o se non lo eseguono correttamente.
L'apprendimento passa attraverso 2 stadi: l'impostazione e la correzione, dove i cani vengono puniti qualunque volta sbaglino. Ma vengono anche premiati se agiscono correttamente.
I cani perciò vengono messi in condizione di fare solamente ciò che gli viene richiesto. Punirli quando sbagliano finché non imparano che solamente obbedendo evitano le punizioni.
C. La scuola mista.
Questa filosofia trae i vantaggi della scuola gentile, però rimane comunque convinta di quanto è importante una prova di forza, cioè la sottomissione dei cani, della correzione per ottenere come risultato l'obbedienza. Perciò anche se vengono approvate le motivazioni e i metodi gentili, la scuola mista, fa tuttavia uso di metodi costrittivi. La scuola mista quindi confonde l'apprendimento con la gerarchia. Avere come risultato l'obbedienza dei cani significa che i cani hanno appreso, cioè i cani devono avere imparato e capito cosa significa un determinato ordine (devono sapere cosa fare). Però anche se i cani fanno qualcosa, non è sottointeso che abbiano capito. A contrario, un cucciolo che non esegue qualche richiesta magari può non aver capito, e quindi non vuol dire per forza che non ci rispetti.
In realtà riuscire ad ottenere che i cani obbediscano in ogni situazione è anche una questione gerarchica. Ma che cos'è la gerarchia? I cani come animali sociali vivono nei branchi, che possono anche non essere composti da soggetti della stessa razza. I gruppi, come in tutte le società, per essere ben regolati e organizzati devono crearsi una gerarchia definita. Non possono coesistere 2 membri dallo stesso grado di importanza, ma deve esistere sempre un primo ed un secondo. Ovviamente le posizioni privilegiate sono molto contese, e si combatte per ottenerle. Il grado (rango) più adatto di un cane che deve vivere assieme ad un "branco di umani" non deve essere mai il primo. Vuole dire che il padrone deve assumere la posizione di capo branco (leader) e che con armonia e intelligenza provveda al benessere del suo branco.
Essere il capo branco sottintende di non picchiare o sgridare mai il cane. Se si pensa che sia necessario farlo, si da la dimostrazione che non siamo assolutamente il capo branco. Il cane deve portare rispetto per il capo branco e non deve averne paura. Essere autoritari è tutta una questione di testa e non di braccia.
IL CLICKER TRAINING PER L' EDUCAZIONE E L' ADDESTRAMENTO
Dopo aver fatto furore in America, il clicker training ha raggiunto anche l'Italia. Ma cos'è il clicker training?
Il vocabolo "clicker training" è stato coniato da Karen Pryor, che ha aiutato a divulgare la validità di questo metodo utilizzandolo anche nell'addestramento cinofilo.
Il clicker training è un metodo di addestramento totalmente gentile, fondato sul principio del condizionamento operante, il cui solo strumento è una piccola scatola di plastica che contiene all'interno una linguetta metallica che, se toccata, emana un Click.
IL CONDIZIONAMENTO OPERANTE
Con Edward Lee Thorndike (1874-1949), Frederic Burrhus Skinner (1904-1990) fece alcuni esperimenti al fine di constatare il nesso tra comportamento e conseguenze dovute all'ambiente circostante, analizzando anche l'abilità di apprendimento degli animali. Tutti e due hanno messo a punto degli ambiti sperimentali; il metodo di Skinner però era più affidabile nella verifica dei risultati e del controllo sperimentale.
Skinner lavorò con una particolare Skinner-box, una gabbia nella quale era stata collocata uno strumento che procurava all'animale un premio, chiamato anche rinforzo, che poteva essere acqua, o cibo, che venivano concessi nel momento in cui l'animale (topi o piccioni) mettevano in moto un meccanismo chiamato "Operandum" che consisteva in una manovella o in un pulsante. Il soggetto inserito nella Skinner box spostandosi liberamente andrà per caso a colpire l'operandum che determinerà l'esibizione di un rinforzo. Per la legge dell'effetto, allora cresce la possibilità che venga rifatta la risposta che ha procurato il rinforzo antecedente, in quanto, dopo il primo il comportamento dell'animale è cambiato, si è indirizzato verso l'operandum per ottenere il premio. Il rinforzo perciò fa si che il comportamento precedente possa diventare immediatamente più probabile a confronto con gli altri comportamenti possibili; questo incremento di probabilità può essere tradotto in un incremento della frequenza di risposta.
Sulla base di questi studi, Skinner mise a punto la sua teoria del condizionamento operante. Per Skinner esistono 2 classi diverse di comportamento: il comportamento "rispondente" che raggruppa tutte le classi di risposte, incondizionate o condizionante, causate da stimoli conosciuti che vengono prima di quel comportamento, e il comportamento "operante" che interessa la totalità di risposte emesse liberamente e in modo indipendente da stimoli identificabili, risposte che possono essere indebolite o rafforzate in base alle conseguenze che creano all'ambiente.
E'perciò un comportamento operante quello del topo che, messo in gabbia, impara che muovendo una levetta riuscirà ad ottenere del cibo e quindi la continuerà a muovere perché è rinforzato dagli effetti di questa sua azione.
LE PRIME APPLICAZIONI DEL CONDIZIONAMENTO OPERANTE NELL' EDUCAZIONE E L' ADDESTRAMENTO
Keller e Marian Breland nel 1943 presero parte negli USA ad un progetto chiamato "Pelikan" rivolto all'addestramento di piccioni per scopi di guerra, praticando la base del condizionamento operante. Quando la guerra finì, verso la metà degli anni 50, i compagni Breland e Bob Bailey unirono le loro conoscenze scientifiche utilizzandole per addestramento di più di centoquaranta specie differenti di mammiferi e uccelli, tra cui anche delfini e balene e questo senza ricorrere ad alcuna forma di violenza. Loro si possono definire i precursori dell'addestramento fondato sul condizionamento operante che si diffonde tra tutti gli addestratori di animali.
Nel 1984 Karen Pryor etologa ed addestratrice pubblica un libro: "Don't shoot the dog" (non sparate al cane) che da la possibilità al grande pubblico di essere a conoscenza dei metodi fondati sul condizionamento operante, che divengono famosi soprattutto grazie ad uno strumento rivoluzionario: il clicker.
Informazioni per comprendere come funziona l'educazione e l'addestramento per i cani di ogni razza.